Dove compro l’artigianato etiope

20 09 2012

Oggi per la prima volta ho venduto uno spazio pubblicitario sul mio blog… o quasi! Ora vi spiego com’è andata.

Stamattina sono andata dal mio amico Teklu su Churchill road per comprare una Jimma chair, le famose sedie che vengono dall’omonima città etiope costruite con un unico pezzo di legno, come questa qui sotto.

Jimma chair

Io quando sono stata per la prima volta nel suo negozio, un anno e mezzo fa, non volevo entrare. Con tutte le raccomandazioni che gli amici mi avevano fatto e con quello che si legge sulle varie guide e siti web circa le truffe in cui a volte si può incorrere, varcare quella soglia mi pareva una follia: un antro stretto e angusto, scarsamente illuminato, con una sola uscita, stipato di oggetti di legno fino al soffitto, con un odore che mescolava umidità, pelli animali, legno e sudore.

L’interno del negozio di Teklu

Per mia fortuna l’amica con cui ero arrivata fin lì ha insistito: siamo entrate e abbiamo scoperto un tesoro. Entrando nella prima stanza in pochi metri quadri abbiamo trovato un’enorme varietà di manufatti di legno: sedie, sgabelli, vassoi, tavolini, panche, ciotole, sedili, taglieri, perfino un’enorme scodella ricavata da un unico pezzo di legno che ho scoperto essere una vasca da bagno!

Abbiamo scoperto anche una seconda stanza piena di collane, croci etiopi, pelli dipinte, maschere, pergamene religiose, icone, poggiatesta tradizionali di svariate fogge…

Collane e perline etiopi

Quello che mi piace di Teklu è che, a differenza di altri venditori, lui ti lascia curiosare per il suo negozio, osservandoti discretamente da un angolo, pronto a darti informazioni sul prezzo o sull’utilizzo di un oggetto. Naturalmente per lui sono, e siete, ferengi dunque trattare sul prezzo è assolutamente d’obbligo.

Croci tradizionali etiopi

Se per caso vi trovate ad Addis, il negozio di Teklu si chiama Ethio Abyssinia Handicraft & traditional Cloth shop e si trova su Churchill road, circa 150 metri dopo Tewdoros Square andando verso la stazione, giusto di fronte al Churchill Hotel. Se andate da lui dopo aver letto questo post, ditegli che vi manda l’italiana che ha già comprato due Jimma chair e che gli ha promesso pubblicità sul suo blog in cambio di un ottimo sconto!





Fare la mozzarella ad Addis

8 09 2012

Vivere ad Addis Abeba significa, tra le altre cose, dover rinunciare a tutta una serie di formaggi, freschi o stagionati, che in Italia si dà per scontato trovare nel banco frigo di un supermercato qualunque. La produzione locale si limita a provolone, fontina (cambia la forma, ma il gusto è uguale al provolone) e gouda. La mozzarella e la ricotta locali si possono usare per cucinare, meglio non rischiare in una caprese. Si trovano anche formaggi importati, dai prezzi esorbitanti e con le date di scadenza spesso vicine alla fine dei loro giorni, dunque preferisco astenermi.

Così, ispirata da un’amica che mi aveva fatto assaggiare una formaggetta fatta in casa, ho cercato in Italia il caglio: i primi tre farmacisti a cui l’ho chiesto mi hanno guardato perplessi, come se avessi chiesto della kriptonite, la terza, a cui ho confessato di vivere in Etiopia, mi ha guardato comprensiva e me lo ha procurato. Il formaggio che mi esce, ogni volta un po’ diverso dal precedente, somiglia ad una formaggetta morbida: qualche volta riesco pure a fregare mio figlio e spacciarglielo per Philadelphia.

Ma io sono solo una dilettante. Oggi ho visto cosa significa avere la passione per l’arte casearia, sono andata a scuola da un maestro. Il nostro amico ha attrezzato una stanza del service quarter di casa sua per la produzione del formaggio e riesce a produrre camembert, ricotta, tomini, formaggio con le noci, i pistacchi, il cumino…

La lavorazione della mozzarella

È stata la giornata della mozzarella e i bimbi, ma devo dire anche il papà, si sono divertiti un mondo ad assistere alla preparazione, ad aiutare e ad assaggiare!

La pasta viene fatta filare

Inutile dire che quella che abbiamo portato a casa non è durata fino alla cena!

Ecco le forme di mozzarella!

Per gli amici che abitano ad Addis: i formaggi di cui ho parlato si possono acquistare da Salé Sucré, il negozio di prodotti alimentari francesi che si trova a Olimpia, vicino al Family Restaurant e alla sede del WFP.





Di ritorno a casa

20 08 2012

Passare dall’infuocata estate italiana alla stagione delle piogge abissina è stato un bel colpo, considerando che a terra abbiamo trovato anche questa, che sembra proprio neve…

Un’accoglienza gelida, per fortuna che in casa c’erano queste a scaldare il cuore!





Andare in bici ad Addis

10 08 2012

Addis Abeba non è esattamente una città a misura di ciclista: ho già descritto lo stile di guida etiope e non sto qui a dilungarmi sulla manutenzione di certe strade, dove ci sono buchi grandi e profondi in grado di accogliere un ciclista poco accorto tutto intero.

Nonostante ciò, l’uso delle due ruote ad Addis sta iniziando a prendere piede e spesso i ciclisti locali si fanno dare un aiuto sui saliscendi della città, come questo che ho fotografato mentre si fa trainare da un inconsapevole automobilista.

Ma la bici, si sa, è un mezzo versatile e ci si può persino trasportare una capra! (questa foto me l’ha inviata via mail un’amica un po’ di tempo fa, ma non so chi è l’autore: se per caso dovesse passare da questa pagina e riconoscere la sua creazione, per favore si faccia avanti!).

Ora lo so che i miei amici animalisti grideranno allo scandalo vedendo questa immagine, ma vi posso assicurare che alle persone in certe occasioni è riservato un trattamento se non uguale, almeno di pari livello.





Un nuovo indirizzo

12 05 2012

Giusto per far capire a chi non è mai stato in Etiopia dove viviamo, pubblico il link di un articolo che spiega come ad Addis Ababa si stia sperimentando l’introduzione di un moderno sistema di indirizzi delle abitazioni http://danielberhane.wordpress.com/2012/05/11/ethiopia-addis-ababa-to-introduce-modern-address-system/.

Finora, quando un amico ti invita per al prima volta a casa sua, ti manda pure una mail con la mappa per raggiungerla. Come ho scritto già in passato, qui la maggior parte delle strade non ha un nome (come quella in cui abitiamo noi) e le denominazioni che sono state date non vengono riconosciute univocamente da tutti.

Ma ora a quanto pare la situazione si sta risolvendo… quando avranno dato il nuovo indirizzo pure a noi, ci potrete mandare cartoline, lettere, cioccolatini, vino o salami, scegliete voi!





La soluzione

21 03 2012

La foto che trovate nel post precedente è stata scattata all’angolo di una delle vie principali di Addis.

Dovete sapere che in Etiopia la manodopera ha un costo davvero ridicolo, mentre tutti gli oggetti di importazione sono molto cari, specialmente quelli di tipo elettronico che vengono tassati pesantemente. Così è molto più facile avere una guardia, un custode (qui lo chiamano zebegna) che tiene d’occhio la casa o il negozio che procurarsi un sistema di allarme. Lo zebegna, oltre a tenere lontano i malintenzionati, solitamente tiene pulita l’area di sua competenza e, nel caso in cui lavori in una casa privata, apre e chiude il cancello, consegna la spazzatura ai monatti, annaffia le piante, gioca con i bambini. È una presenza costante e, anche se all’inizio per noi ferengi abituati a vivere in appartamenti o comunque case che si riempiono solitamente solo la sera e la notte è piuttosto strano avere sempre qualcuno intorno, in un certo senso rassicurante.

Ora, che cos’è la struttura in lamiera che avete visto, molto simile ad una cassa da morto? Avete indovinato? È un rifugio notturno per le guardie, se ne vedono a centinaia qui ad Addis. Solitamente nelle case ci sono strutture in muratura, piccole guardiole dove ci sta anche un tavolino e una sedia. Ma per strada… beh, si accontentano di questo.





Pirateria certificata

16 12 2011

Mi autoaccuso: sono una pirata cinematografica in contumacia. Ma ho le mie buone giustificazioni.

Qui ad Addis non esistono Blockbuster né videoteche e c’è un unico cinema che proietta film in inglese. Qualche volta l’Istituto Italiano di Cultura organizza proiezioni di pellicole, non esattamente di recente uscita, in italiano e l’Alliance Ethio-Franaise passa alcuni titoli al mese, ma si tratta rigorosamente di cinema francese. Il satellite che abbiamo, Arab Sat, va bene per i primi tempi di ritorno dalle vacanze: ha alcuni canali che proiettano film in inglese ma il problema è che la loro programmazione ruota nell’arco della settimana e dunque dopo un mesetto ti ritrovi più o meno a vedere storie che hai già visto. Insomma, una desolazione.

Che fare dunque?

Per fortuna esistono gli spacciatori di film pirata e questi li puoi trovare ad ogni angolo della città. Certo, comprare un film da loro è come giocare al gratta e vinci in Italia: per 20 birr compri un dvd di un film in prima visione, ma poi bisogna vedere se funziona!

Mio marito, che è l’addetto all’acquisto dei film, ormai ha un amico che lo aspetta all’uscita di Bambis e a cui ogni volta che lo incontra lascia qualche centinaio di birr. Fin’ora non lo ha mai fregato e gli ha spiegato un trucco per riconoscere i film pirata di buona qualità: sulla confezione, rigorosamente scannerizzata e stampata come se fosse originale, c’è un piccolo bollino con il numero 9.

Una garanzia, una certificazione di qualità: in Italia ci hanno già pensato?





Le streghe e i monatti

22 11 2011

Le strade di Addis Abeba sono relativamente pulite, nonostante si tratti di una grande metropoli abitata da diversi milioni di abitanti. Certo, parlo delle strade del centro della città, di quelle asfaltate che non rappresentano tuttora la maggioranza degli assi viari cittadini: le strade sterrate, quelle che durante la stagione delle piogge hanno buchi che diventano laghi navigabili e che durante il periodo secco distribuiscono democraticamente la loro polvere su case, animali e persone uniformando tutto il paesaggio di un unico color terra, quelle no. Le vie secondarie spesso ospitano punti di raccolta della spazzatura, discariche a cielo aperto dove volenterosi ragazzi separano i rifiuti in quella che io definisco la “differenziata del terzo mondo”: le bottiglie di plastica non vengono fuse per farci altri oggetti, ma riutilizzate come contenitori di liquidi; i sacchi del grano sono smembrati per creare corde con i fili di plastica con cui sono fatti; i rifiuti alimentari diventano cibo per capre e asini che pascolano lì vicino; e via di questo passo.

L’immondizia viene raccolta da uomini che girano per le strade spingendo grossi carretti a due ruote: noi li chiamiamo affettuosamente monatti, perché ricordano davvero tanto l’ingrato mestiere dei personaggi manzoniani. Per inciso, la raccolta della spazzatura effettuata direttamente al cancello di casa mi costa circa 8 birr a settimana (il prezzo dipende da quanta ne produciamo…).

Ogni mattina poi, andando ad accompagnare i bimbi a scuola incontro parecchi gruppi di due o tre signore che con ramazza di saggina puliscono coscienziosamente le strade della città. Si capisce che sono donne da pochi indizi difficili da decifrare, perché di solito sono interamente coperte da tute da lavoro, fazzoletti che avvolgono loro il capo lasciando scoperti solo gli occhi e grossi cappelli di paglia che le proteggono dal sole e dalla pioggia.

Mio figlio le chiama le streghe ed è per questo che ieri, mentre discuteva accesamente con sua sorella che dall’alto della sua saggezza gli spiegava che le streghe esistono solo nelle fiabe, le ha detto “Esistono! Te le faccio vedere domani mattina!”





Essere un expat in Addis

19 10 2011

Ti accorgi di essere diventato un expat a tutti gli effetti quando:

… dicendo ad un’amica che tuo figlio è stato morso dalle pulci lei ti risponde “non ti preoccupare, anche il mio, questa è stagione.”

… fuori città, nelle campagne, incontri le donne che sulle spalle trasportano enormi fascine di legna oppure taniche piene d’acqua mentre i muli trotterellano leggeri senza nessun basto.

… la cena ideale di tua figlia non è più pizza e patatine fritte, ma injera e shiro.

… sulla tangenziale di Addis Abeba incontri tre mucche che pascolano contromano e lo consideri normale.

… mentre stai pranzando, alla finestra della cucina si affaccia una scimmia, curiosa e affamata.

… stai guidando e il conducente della macchina davanti, per esprimerti la sua intenzione di svoltare a sinistra, non mette la freccia ma tira fuori il braccio dal finestrino e ti fa segno che, se per favore rallenti, lui dovrebbe girare.

…vai al supermercato con tuo figlio e a lui scappa la pipì: tu non chiedi dov’è il bagno ma esci fuori e gliela fai fare per strada contro un muro, à la éthiopienne.





L’inflazione, le capre e il giardiniere

20 09 2011

L’inflazione qui ad Addis vola. Tolti i caps, le limitazioni dei prezzi di vendita di alcuni generi alimentari imposte dal governo a gennaio del 2011, il costo di una spesa è cresciuto, e di molto.

Per alcuni prodotti i prezzi sono addirittura raddoppiati da inizio anno: le banane ad esempio, che con i caps si compravano a 5 birr il kg, ora ne costano 10. Mezzo litro di latte costava prima di partire per le vacanze estive 5.75 birr, ora si paga 9 birr. Una capra (viva, qui è tradizione macellare in casa gli animali durante le feste religiose) fino a qualche mese costava dai 400 ai 600 birr, ora si paga minimo 1.000 birr, che per gli standard locali corrispondono ad un dignitoso salario mensile.

Ora, considerando che il mio giardiniere latita, avendo comprato un taxi ed essendo così entrato nel business dei trasporti abissini, forse una capra in giardino sarebbe la soluzione ai miei problemi di taglio dell’erba. Una sola domanda: ma le capre mangiano pure le rose con le spine? E le palme?